Questo progetto fotografico nasce ed è stato realizzato nella città di São Luís (Brasile), all’interno di una delle unità detentive per minori FUNAC. Si tratta di un organo dello stato del Maranhão che, in linea con l’ECA (Statuto dell’Infanzia e dell’Adolescenza), si occupa di gestire la rieducazione e la risocializzazione di adolescenti in conflitto con la legalità e quindi soggetti a misura cautelare di detenzione provvisoria. Dal 1990, con la formazione e la nascita dello Statuto, avverrà un vero e proprio cambio di prospettiva nei confronti dei minori, i quali inizieranno ad essere considerati come cittadini aventi diritto, soggetti a tutela differenziata, specializzata e integrale.
Da qui nasce la personale esigenza di porre al centro i giovani che ho conosciuto e con cui ho dialogato durante la mia permanenza in Brasile, tra il settembre del 2022 e il febbraio del 2023, con l’intento di stimolare una riflessione sulla fitta rete di significati che i segni rappresentano nelle loro vite.
Spesso, quelli che vengono definiti “eccessi di fantasia” nei racconti dei giovani interlocutori con cui mi sono relazionato, mi distraevano e mi disorientavano. Il corpo diventa dunque elemento centrale nella comprensione del processo di costruzione della persona e nell’interpretazione dei possibili orizzonti eziologici-valoriali di riferimento. È così che valori come il denaro, un certo modello di mascolinità, la fede in Dio e le ferite che marcano questi corpi, rimangono come segni indelebili di una memoria che sviluppa sogni, desideri, sofferenze, violenze e infine immaginari comuni. Quando tutto sembra un gioco di gioventù ricco di avventure e colmo di adrenalina. Dove rispetto e riscatto alimentano un senso di potenza in grado di farci intrappolare all’interno di un illusorio percorso d’ascesa.
Jesus Chorou è il titolo della celebre canzone del gruppo HipHop brasiliano Racionais Mc’s che ha rappresentato uno dei principali elementi di unione tra i giovani reclusi, i quali ci restituiscono ora un’idea di corpo frammentato ma unito. Qui convivono più presenze: “Estamos aqui, Juntos”.
Giacomo Longo nasce a Vicenza nel 1996. Non si forma come fotografo ma impara a conoscere lo macchina fotografica intorno ai 16 anni, dopo aver frequentato un corso con il fotografo vicentino Attilio Pavin. Da quel momento la fotografia rimane sullo sfondo, solo successivamente la riprenderà in mano utilizzandola come strumento di scoperta, conoscenza e crescita.
Si forma come educatore, accumulando negli anni diverse esperienze nel campo del sociale, sarà ciò che gli permetterà di concentrare la propria attenzione e far crescere il proprio interesse per quei fenomeni socio-culturali liminali, spesso ai margini e latenti. Conosce per la prima volta il mondo del carcere all’interno del penitenziario della città di Vicenza grazie ad un’esperienza di volontariato con i collaboratori di giustizia, fino a quando nel 2018 arriva la prima esperienza brasiliana all’interno di un carcere minorile nella città di Petrolina (Pernambuco), dove svolgerà un tirocinio come educatore.
Stimolato dall’esperienza oltre oceano decide di dedicarsi all’antropologia, iscrivendosi alla laurea magistrale in Antropologia Culturale ed Etnologia nella città di Torino. Durante gli ultimi anni intravede e scopre il legame tra antropologia e giornalismo, accresce così la sua passione per il foto-giornalismo. Dopo aver partecipato ad un corso di foto-reportage con Slow Studio, durante il 2022, inizia a lanciarsi in progetti ed esperienza indipendenti: prima a Calais (Francia), lavorando su ciò che rimane della “Giungla di Calais” dopo gli sgomberi avvenuti tra il 2015 e il 2016 e in seguito al confine polacco di Medyka dove, con alcune colleghe, realizzerà due brevi video-reportage sull’assistenza al popolo ucraino per la rivista MicroMega.
Tra il 2022 e il 2023, mentre si svolgono le elezioni presidenziali che vedranno l’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva vincere contro l’avversario politico Jair Bolsonaro, ritorna in Brasile, dove svolgerà una ricerca antropologica all’interno di un altro carcere minorile, questa volta nella città di São Luis, capitale dello stato del Maranhão. Da qui nasce il suo progetto fotografico “Jesus Chorou”, parte di una più ampia ricerca sugli immaginari e gli orizzonti di senso dei giovani all’interno del carcere.
Visita guidata con l’autore domenica 11 giugno ore 14.00
